La Vanna Marchi delle staminali

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Brutta sorpresa per la scienziata giapponese Haruko Obokata. La rivista Nature ha ritrattato due articoli sull’impiego delle staminali perché ha scoperto che i risultati erano palesemente falsi.

Immaginate la rabbia della redazione di Nature, una delle riviste scientifiche più importanti al mondo, quando ha capito che gli studi della trentenne giapponese, considerati come un punto si svolta, erano stati ottenuti con ritocchi alle fotografie, degni del miglior photoshoppista.

La comunità scientifica truffata

L’istituto presso cui lavora la Obokata (il prestigioso Riken Center for Developmental Biology di Kobe), nonché i suoi colleghi, erano all’oscuro di tutto. La comunità scientifica internazionale non ha sospettato minimamente che le foto del lavoro svolto fossero state ritoccate a regola d’arte, e hanno sostenuto fermamente la validità di questo metodo che consentiva di ricavare staminali che si trasformavano in vari tipi di cellule, partendo dai globuli bianchi.

Questo perché secondo altre ricerche, le cellule vegetali adulte avevano reagito in maniera simile, e altri studi avevano confermato il fatto che anche quelle dei mammiferi potevano comportarsi in un determinato modo in presenza di precisi stimoli ambientali.

USs241 La ricercatrice giapponese aveva scoperto le cellule della giovinezza con un “gioco da ragazzi”: immergendo le cellule adulte in una soluzione acida queste si rigeneravano. Questo risultato, prima della scoperta della Obokata, era stato ottenuto solo con manipolazioni genetiche complesse e rischiose. A queste staminali miracolose era stato dato il nome di “Stap”, acronimo di  “stumulus-triggered acquisition of pluripotency”. Poco dopo la pubblicazione dei risultati su Nature, alcuni blog scientifici hanno iniziato a diffondere le foto dei loro esperimenti in laboratorio con le cellule “Stap” che erano completamente diverse da quelle della ricercatrice giapponese. Così, circa tre settimane dopo la pubblicazione il centro di ricerca Riken ha deciso di avviare un’inchiesta per accertare la realtà dei fatti. Haruko Obokata ha cercato di difendersi sino all’ultimo, ma quando uno dei suoi più stretti collaboratori che aveva firmato il progetto, ha rivelato che non era stato effettuato alcun esperimento e che le cellule non erano mai state messe a contatto con soluzioni acide, ha ammesso la verità.

La rivista Nature si è scusata ufficialmente, ma da questa brutta vicenda emerge l’amara considerazione che il mondo scientifico è pieno di imbroglioni e truffatori. Nell’editoriale in cui si annuncia la ritrattazione è contenuta la promessa di controllare minuziosamente le ricerche prima di pubblicarne il contenuto per evitare che la gente perda fiducia nella scienza e che i fondi destinati alla ricerca non siano sperperati inutilmente.

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