Il sangue cordonale è il sangue che permane nel cordone ombelicale e nella placenta nel momento della recisione del cordone ombelicale alla nascita del bambino. Il sangue, che di solito è scartato assieme alla placenta, è un’importantissima fonte di cellule staminali ematopoietiche, capaci di generare qualsiasi tipo di cellule, indispensabili per la cura di numerosissime patologie e di malattie del sistema immunitario.
Donare il sangue non comporta nessun rischio per la vita della madre, né tantomeno per quella del figlio, infatti il sangue viene prelevato solo successivamente alla recisione del cordone ombelicale: qualsiasi tipo di problemi di salute per madre e figlio, dunque, è scongiurata. Per poter donare il sangue è sufficiente che la madre si rivolga al reparto di ostetricia della struttura ospedaliera in cui ha intenzione di partorire, sottolineando la volontà di donare. È possibile anche rivolgersi a strutture private, che prevedono una conservazione privata ed esclusiva delle cellule, a precise tariffe.
Il sangue cordonale permette di aumentare la possibilità di curare numerose patologie, che al giorno d’oggi è possibile trattare solo con il trapianto di cellule staminali ematopoietiche, quelle contenute proprio nel sangue del cordone. Molte sono le malattie che possono essere curate con tali cellule, alcune molto gravi, come la leucemia e i tumori del sistema linfatico; ma allo stesso tempo ne può trarre beneficio anche chi è affetto da malattie non tumorali, come la talassemia e l’aplasia midollare, ovvero la mancata produzione di cellule del sangue.Il sangue può essere raccolto a seguito di un parto naturale, ma anche di un parto cesareo, attraverso un sistema che assicuri assoluta sterilità, con sacche sterili monouso. Ogni sacca di sangue è etichettata per garantirne la massima tracciabilità. Tale sistema permette di raccogliere, solitamente, tra i 50 e i 150 millilitri di sangue: se il campione di sangue raccolto è inferiore ai 50 ml, non può essere utile per alcun trapianto, per la ridotta quantità di cellule in esso contenuto.
Il sangue viene mandato in laboratorio e solitamente entro 36 ore dalla raccolta è sottoposto ad accurate analisi da parte di specialisti, per verificarne l’assenza di patologie che lo renderebbero inutilizzabile. È inoltre tipizzato, ovvero i professionisti ne studiano le caratteristiche genetiche per poterlo successivamente classificare.