Lipofilling, l’utilizzo delle cellule staminali del tessuto adiposo in medicina estetica

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Se n’è parlato al diciannovesimo Congresso della Società italiana di Medicina e Chirurgia estetica, tenuto a Bologna, da parte degli esperti di Bioscienze Istitute. Fino ad ora il tessuto adiposo è stato utilizzato nella medicina rigenerativa con la tecnica del Lipofilling grazie al suo effetto filler (riempitivo).

Lipofilling

La nuova sfida di questi esperti è quella di utilizzare sempre cellule del tessuto adiposo, ma più precisamente cellule staminali del paziente stesso, con una nuova tecnica che prenderà il nome di Liposkill. Gli obiettivi sono simili, inoltre si può pensare anche ad altro, bypassando anche interventi che utilizzano protesi o altri tessuti. I filler sono materiali che vengono inseriti, nel derma o nel sottocutaneo per riempire una grande perdita di sostanza che ha lasciato una grave depressione o perdita di volume (ad esempio in seguito ad asportazione di un tumore) o anche per motivi estetici (come l’eliminazione delle rughe).

Oltre all’adipe, sono filler l’acido ialuronico ed il collagene

Il filler ideale è il tessuto adiposo perché è :

  • Tessuto vivente.
  • Si integra con i tessuti dell’ospite.
  • È facilmente iniettabile.
  • Potenzialmente permamente: Progressivamente va incontro a riassorbimento, però una piccola quantità rimane in sede rispetto agli altri.
  • Non ha costo di produzione: perché nel caso dei filler che fai per motivi estetici come l’acido ialuronico, che ha un costo e si riassorbe velocemente, lo devi ricomprare e reinserire, in pratica non se ne esce più; il tessuto adiposo invece attecchisce facilmente, risolve il problema nella stragrande maggioranza dei casi e per più tempo, dopo averlo prelevato direttamente dal paziente.

Nonostante questi vantaggi,  La rivista scientifica The Lancet ha pubblicato uno studio clinico, effettuato dall’Università di Copenaghen, che mostra i limiti del lipofilling: L’85% del volume si perde in circa 4 mesi, per fenomeni di riassorbimento e necrosi, quindi anche in questo caso, seppur in maniera più naturale, dobbiamo introdurre nuovo tessuto.

La tecnica del liposkill consiste nell’utilizzo di quelle cellule staminali che si è scoperto esistere nel normale tessuto adiposo, che potenzialmente possono evolvere verso cellule adipose, cartilagine ed ossee. Prima dell’impianto verranno moltiplicate in laboratorio, le cellule mature del lipofilling in questo caso avranno la funzione soprattutto di supporto iniziale, progressivamente quelle staminali continuando a moltiplicarsi le sostituiranno completamente, dando origine ad una popolazione cellulare di qualità superiore, con una perdita di volume, nello stesso periodo, soltanto del 20%, anche se usato in grande quantità e in zone ampie.

Il trapianto di adipe in Italia è già una realtà molto diffusa con la sola tecnica del lipofilling, immaginiamo la rivoluzione che potrebbe realizzarsi con il liposkill. Le cellule staminali possono essere prelevate in piccole quantità, anche di pochi millimetri, da cui possiamo riuscire ad ottenere centinaia di milioni di altre cellule staminali mesenchimali della stessa qualità, con le tecniche standard le quantità di adipe da prelevare sono sicuramente maggiori. Inoltre le cellule staminali oltre a differenziarsi verso il tessuto voluto, producono e liberano fattori di crescita e citochine che agiscono nei tessuti circostanti, con effetti benefici, poichè l’intervento si accompagna comunque a forte stress, con fenomeni flogistici e necrotici.

Dopo il prelievo ed alcuni giorni di coltura per aumentarne il numero, potranno anche essere conservate a basse temperature, creando un deposito per eventuali altri scopi o interventi, senza necessità di riprovare il prelievo. La quantità di cellule sarà tale che per aumentare il volume di un seno non sarà più necessario l’uso delle protesi in silicone, senza contare l’effetto molto più naturale del grasso che è già di per se un normale tessuto presente in questa regione. Anche se il costo dovesse inizialmente essere elevato per la tecnologia necessaria per la moltiplicazione e la conservazione a basse temperature, si prevede un notevole risparmio poichè la necessità di reimpianto è ridotta al minimo.

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